venerdì 17 aprile 2020

Nessuno è profeta in patria


NESSUNO È PROFETA IN PATRIA
di Pietro Funaro

Napoli - È noto ai più l’affermazione latina “Nemo propheta in patria” che nasce con la venuta di Gesù, che non fu creduto figlio di Dio, nel suo villaggio di origine: Nazareth. Così come è altrettanto conosciuto che chi vince la guerra ne scrive la storia, ovviamente a modo suo, per cui la ragione è tutta dei vincitori e i perfidi sono gli sconfitti. Queste “due verità” collimano con quanto accade in questi giorni circa la pandemia da Covid-19. Ricordate che la sua esistenza fu prima negata e poi attribuita ad un virus cinese. Baroni e buranetti della medicina nostrana si sono sbracciati a gridare al mondo l’inesistenza e poi il contrario, il cinesino virus. Poi, contro il professor Giulio Tarro, che non ha bisogno certo di presentazione, ed il presidente dei biologi italiani Vincenzo D’Anna, che avevano osato asserire che il virus poteva provenire dalla Germania, ma si era sdoppiato nella pianura padana e che era presente in Italia già da tempo. Lo stesso era paragonabile ad un’influenza stagionale un po’ più aggressiva e, con numeri e statistiche alla mano, con una mortalità intorno all’1%. Apriti cielo: come hanno osato questi due parvenu contestare i professoroni che sono nell’Olimpo della Scienza e che dettano legge, magari sorretti anche dalle grandi multinazionali farmaceutiche. Bisogna distruggere il nemico quando si è in guerra ma, mentre il professor Tarro è insensibile di fronte a questi attacchi, in quanto scienziato scevro da ogni tipo di passione, è partita la campagna di diffamazione di vario tipo nei confronti di D’Anna. Cercando di minare la sua credibilità usando tutti i mezzi possibili, anche all’interno dello stesso Ordine dei biologi. Oltreché, è stata messa in piedi una organizzata grancassa mediatica e informatica che confutava le affermazioni del noto biologo. Ma non tutte le ciambelle riescono con il buco! Piano piano è emerso che il virus è autoctono, quindi diverso dai due venuti dalla Cina e più precisamente già presente in Lombardia, proveniente da altrove, ma provocando un’infezione di massa aggravata dall’inquinamento dei terreni. Ecco perché il boom è in Lombardia. Non sono un tecnico della materia e quindi non mi spingo oltre, ma suggerisco di leggere i vari interventi e dichiarazioni rilasciate in queste settimane da Tarro e D’Anna, per avere un quadro preciso e scientifico chiaro. Inoltre, se si organizzassero statistiche reali, verrebbe fuori che la mortalità è al di sotto dell’1%. Ma, a un giornalista, come chi scrive, è dato il compito di andare al di là dell’apparenza e cercare negli anfratti le motivazioni di comportamenti strani ed equivoci, che possano generare o addirittura nascondere qualcosa di “sporco”.

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