NESSUNO È PROFETA IN PATRIA
di Pietro Funaro
Napoli - È noto ai
più l’affermazione latina “Nemo propheta in patria” che nasce con la
venuta di Gesù, che non fu creduto figlio di Dio, nel suo villaggio di origine:
Nazareth. Così come è altrettanto conosciuto che chi vince la guerra ne scrive
la storia, ovviamente a modo suo, per cui la ragione è tutta dei vincitori e i
perfidi sono gli sconfitti. Queste “due verità” collimano con quanto
accade in questi giorni circa la pandemia da Covid-19. Ricordate che la sua
esistenza fu prima negata e poi attribuita ad un virus cinese. Baroni e buranetti
della medicina nostrana si sono sbracciati a gridare al mondo l’inesistenza e
poi il contrario, il cinesino virus. Poi, contro il professor Giulio Tarro, che
non ha bisogno certo di presentazione, ed il presidente dei biologi italiani
Vincenzo D’Anna, che avevano osato asserire che il virus poteva provenire dalla
Germania, ma si era sdoppiato nella pianura padana e che era presente in Italia
già da tempo. Lo stesso era paragonabile ad un’influenza stagionale un po’ più aggressiva
e, con numeri e statistiche alla mano, con una mortalità intorno all’1%. Apriti
cielo: come hanno osato questi due parvenu contestare i professoroni che sono
nell’Olimpo della Scienza e che dettano legge, magari sorretti anche dalle
grandi multinazionali farmaceutiche. Bisogna distruggere il nemico quando si è
in guerra ma, mentre il professor Tarro è insensibile di fronte a questi
attacchi, in quanto scienziato scevro da ogni tipo di passione, è partita la
campagna di diffamazione di vario tipo nei confronti di D’Anna. Cercando di
minare la sua credibilità usando tutti i mezzi possibili, anche all’interno
dello stesso Ordine dei biologi. Oltreché, è stata messa in piedi una
organizzata grancassa mediatica e informatica che confutava le affermazioni del
noto biologo. Ma non tutte le ciambelle riescono con il buco! Piano piano è
emerso che il virus è autoctono, quindi diverso dai due venuti dalla Cina e più
precisamente già presente in Lombardia, proveniente da altrove, ma provocando
un’infezione di massa aggravata dall’inquinamento dei terreni. Ecco perché il
boom è in Lombardia. Non sono un tecnico della materia e quindi non mi spingo
oltre, ma suggerisco di leggere i vari interventi e dichiarazioni rilasciate in
queste settimane da Tarro e D’Anna, per avere un quadro preciso e scientifico
chiaro. Inoltre, se si organizzassero statistiche reali, verrebbe fuori che la
mortalità è al di sotto dell’1%. Ma, a un giornalista, come chi scrive, è dato
il compito di andare al di là dell’apparenza e cercare negli anfratti le
motivazioni di comportamenti strani ed equivoci, che possano generare o
addirittura nascondere qualcosa di “sporco”.
Interessanti ipotesi epidemiologiche
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