mercoledì 9 ottobre 2013

Ma c’è una giustizia giusta? Due ore di dibattito tra politici e avvocati sul delicato tema.

AVELLINO- «Questo libro non è stato concepito come un modo per fare il solito pianto greco, quando uno attraversa un problema, ma è una provocazione, un modo per contribuire ad una vera e propria presa di coscienza, non contro qualcuno,ma per qualcosa. Anche perchè quando ci sono tre poteri ed uno di questi sovrasta gli altri, allora nasce una dittatura». Pietro Funaro ha chiuso così il suo intervento alla presentazione del libro autobiografico, ma anche di racconto di storie di errori giudiziari che hanno riguardato potenti rappresentanti della Dc e del Psi nel Mezzogiorno. E a giudicare dalla sala, dal parterre e dai contributi dei relatori, la provocazione è perfettamente riuscita. Anche perchè dopo due ore di confronto tra protagonisti della politica e rappresentanti del mondo dell’Avvocatura, stimolati dalle riflessioni del presidente del Corecom Gianni Festa, la diagnosi che emerge è impietosa e senza appelli: la giustizia in Italia non riscuote più la fiducia dei cittadini. Una malattia, quella per cui ci sono tante diagnosi. E anche una metafora efficace. Quella usata dall’europarlamentare del Ppe Giuseppe Gargani, che paragonando l’equilibrio dei poteri ad un binario, ha evidenziato come la magistratura debba essere disciplinata e debba tornare sul binario che da qualche anno ormai i magistrati sono usciti. Riportare nel binario e in una posizione di equilibrio la magistratura, è dunque alla fine la cura, l’auspicio che arriva dopo un dibattito che prendendo spunto dall’opera di Funaro, ha consentito un vero e proprio focus storico e giuridico sul perchè oggi ci sia una crescente sfiducia nell’operato dei magistrati. E il contributo dei relatori è stato tutto concentrato ad evidenziare, come già aveva fatto Funaro nel sui Mala Iustitia, quelli che sono i sintomi di una malattia che sempre più mina ed altera anche lo stesso sistema democratico. Del resto, come ha spiegato Gargani, che ricorda di occuparsi di giustizia dagli anni 50: «quando una sentenza viene percepita come non credibile, allora si altera il sistema democratico». E ovviamente è una considerazione condivisa, anche dagli altri relatori. Ma ci sono anche i singoli aspetti. Uno di quelli che viene sviscerato con sentenze e riferimenti giuridici da Funaro nel suo libro è senza dubbio il tema del concorso esterno in associazione mafiosa. Su cui consegna una disamina inappuntabile l’ex parlamentare Guglielmo Scarlato, che stigmatizza come in alcuni casi, il volere cercare, come per il reato del concorso esterno «scorciatoie per colpire qualcuno, allargando un perimetro che esce dalla plastica giuridica». Anomalie processuali, ma anche una condizione che di riflesso condiziona anche su altri settori, come quello carcerario. Anche in questo caso è l’analisi di Scarlato ad avere efficacia su come la stessa custodia cautelare e la detenzione in carcere di fatto non siano più compatibili a quanto stabilisce la Costituzione. BBasri pensare a due dati. Quello che due terzi dei detenuti sono ancora in attesa di giudizio e soprattutto che le carceri offendono la dignità delle persone. La politica e i suoi sensi di colpa, c ome li ha definiti Giuseppe Gargani risucirà a trovare un rimedio a questo squilibrio di poteri? Solo una forte presa di coscienza, sociale e politica, potrà far tornare sui binari giusti, quelli dell’equilibrio tra poteri il nostro paese».  

Corriere dell'Irpinia - 08/10/13 - redazione Cronaca

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