lunedì 7 ottobre 2013

Funaro e le storture della giustizia

E' un'analisi attenta dell'universo giustizia, delle sue storture e contraddizioni quella che consegna Pietro Funaro nel volume "Mala Iustitia-Colpevoli d'innocenza", pubblicato con Spazio Creativo Edizioni. Il volume sarà presentato lunedì 7 ottobre, alle 17, al Circolo della stampa di Avellino. A confrontarsi con l'autore l'on. Giuseppe Gargani, i professori Gustavo Pansini e Guglielmo Scarlato. Modererà Gianni Festa, presidente Corecom. 
Punto di partenza la narrazione della propria drammatica odissea giudiziaria, che si affianca a quella di cui rimasero vittime alcuni protagonisti della vita politica italiana tra fine anni Ottanta ed anni Novanta, “Tutti vessati ed incolpati del reato fantasma - spiega l’ autore - e tutti assolti con formula piena dopo anni di sofferenze e vite distrutte”. Uomini come Antonio Gava, Carmelo Conte, Felice Di Giovanni. Tra i casi più drammatici quello di Carmine Mensorio, il medico di Saviano, morto suicida nel 1996 che lasciò scritto ” anche davanti al tribunale di Dio griderò la mia innocenza”.«Ecco la vera essenza di questo lavoro -spiega l'autore - mettere qualcosa di Pietro Funaro, ma che può riguardare qualunque cittadino, a disposizione degli altri. Ogni pagina di questo libro vuole essere il manifesto di come la giustizia in Italia, ad opera di alcuni giudici, da strumento di difesa dei cittadini è diventata il suo boia, di come ha trasformato innocenti in colpevoli e trascinato i malcapitati in un vero inferno che distrugge la vita…Un’arma – spiega l’autore - usata per lo più da pubblici ministeri politicizzati che hanno sbattuto in galera tantissime personalità, nella quasi totalità poi assolte dalla magistratura giudicante che non si è fatta irretire da assurdi teoremi campati in aria. Riportare la mia storia personale non è stato facile … ma ho sentito doveroso offrire a chi legge anche la mia direttissima testimonianza dei disastri che una cattiva gestione della Giustizia e l’abuso di certi poteri possono provocare … con la speranza di credere che, prima o poi, prima di mandare al rogo chiunque, ci si ricordi che dietro un nome c’è una persona con i suoi valori, con la sua identità ….». Poiché «la disfunzione dell'amministrazione della giustizia che colpisce la comunità e che provoca sfiducia verso le istituzioni - prosegue Funaro - genera un vero e proprio black out in quello che dovrebbe essere un sano rapporto Stato-cittadini». 
L’autore pone l’accento, nel suo 2mala Iustitia”, in particolare sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa “divenuto un reato autonomo a cui non crede più nessuno” come ha affermato il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Francesco Iacovello, utilizzato solo per stroncare carriere e isolare uomini. 

Corriere dell'Irpinia - redazione Cultura - 04/10/2013

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