giovedì 4 aprile 2019

NUOVO PSICODRAMMA DELLA NOTA COMPAGNIA “S.LUCIA”



Napoli. Grande frastuono infastidito là, nella terra di Santa Lucia, dove è in corso la gara del sopracciglio alzato...
“Si, signori miei, sono agitati ma non si preoccupi è una compagnia di giro che ebbe successo in altri tempi, ma purtroppo (per loro) il repertorio non cambia e gli attori invecchiano, quelle che sembrano nacchere, sono in realtà dentiere. Che cos’è che si manda in scena oggi? Una novità, anzi una rimasticatura, si chiama: “Diecimila posti a concorso… e oltre”.
Sembra sia intervenuto, di persona/personalmente, capitan Vizienzo de’ Gran Fracassa in persona.
La trama?
Proviamo a riassumere il libretto, anche se la compagnia va in scena a canovaccio, finché dura la candela.
Il dramma illustra un fatto veramente accaduto, i cittadini/cittadinati e ancora vigili si sono permessi di attaccare frontalmente…ma che dico…brutalmente, nientepopòdimenochè, Vince a’ funtana alias o’ sceriff .
Entra in scena la Fulvia Bona Gazzettiera che starnazzando dice: “Ma dove siamo? Siamo forse una Comunità? Cos’è quest’ albagia, questa protervia, questa arroganza, di fastidire il principe in persona, e per di più nel suo principato?”
Stupore e mormorii di disapprovazione fra i villici ed i mongoli che ascoltano attoniti il monologo: “Fra un pò pretenderanno tutto la maggioranza nel borgo, dove pretenderanno di fare le cose nel modo giusto”.
…E così via.
Il tema è sempre lo stesso: quei pezzenti bigotti, dei borghesi e della gente comune, pretende di venire a portare il buon senso nella community.
La commedia continua: ”E poi! quella pretesa arrogante di organizzare la vita del Capitano dicendo per di più che non capisce niente e che se resterà senza feudo gli toccherà iscriversi al collocamento. Ma cosa vogliono al giorno d’oggi questi servi della gleba, questi trapanatori del ventunesimo secolo, questi pagatori del disprezzo?”
Lo so già voi direte: ma dai, è Sua Luminosità Piter I che sta scherzando.
Ma no, affatto.
Ieri la Gazzetta del Buonsenso ha starnutito di disappunto, perché non si capisce che cosa fa la mano destra rispetto alla sinistra.
Pensa, che la Fulvia Bona, il Vince e le Gazzettiere del mondo di Arpacchia si son fatte venire le convulsioni.
E’ una storia, quella della Fulvia, di Vince, di Lord Will Sorvainus che io, e io soltanto, ho raccontato senza ancora riuscire a vederne la fine aspettando una smentita.
Ma allora io vi dico: “Quando voi smetterete di raccontare bugie, io la smetterò di raccontare la verità ”.
Ed ecco, in poche parole allora che cosa successe.
Lord Will Sorvainus provava per SLP un astio così profondo, come soltanto un principe può provare quello che si prova in presenza di uno stalliere sorpreso a far pipì sulla sua argenteria.
Lord Sorvainus a sua volta parlava di Sua Luminosità Piter I come di un piccolo mascalzone.
Ma, SLP (Sua Luminosità Piter I) al grido univoco del deretano agiva da patriota, chiedeva solo buonsenso e  rispetto.
…E fu così che Capitan Vizienzo de’ Gran Fracassa si incontrò con la sua anima. C’era lui, la Fulvia Bona e alcuni baroni rampanti de’ sinistra (mi sembra di riconoscere Frencuccio de’ Casillus) e poco mancò che non si baciassero sulla bocca (all’uso dei russi) e si dissero all’unisono: “Ma come sei carino, ma come stai, ma quant’è che non ci vediamo, ma dovremmo fare sto bel concorsone insieme, ma che bella idea, ma come si fa?  Ma dimmi che posso fare per te, e che posso fare io per te, e tu dammi un bacino qui e li facciamo schiattare di rabbia e levati la cammisella, la cammisella gnornò gnornò”.
Fermi! Prima che mi si spacchino gli assi centrali dei supporti prostatici vi dico no.
Non c’è stata confusione.
Certo in questo gran Gramelot si ignora sistematicamente che il popolo abbia una coscienza.
Così facendo, tutti possiamo vedere come le truppe cammellate scese giù dai monti di Picienzo, non parla altro che della compravendita delle vacche e delle pecore e pensa solo ai ricattucci, alle camarille, alle urla isteriche.
Tutto questo è perfettamente nella mia memoria non sono smentibile.
Dunque, carissimi, comprendo il vostro dolore ma non potete a mio modesto parere far spallucce e aggrottare le sopracciglia più di tanto perché se non fosse stato per voi come ci sarebbe finito il Capitano sul trono della munnezza e il Lord all’apoteosi della nettezza?
Perchè fate gli offessi tutti? Sento in giro un gran tirare su col naso, tanto moccio, tanta gente delicata, tanti stomachini rosei e senza peluria.
Come ha scritto Antimo Cesaro voi siete una creatura immortale: il lecchino.
Il lecchino è sintesi sublime di disposizione e arte, di natura e cultura, di attitudine e abilità, di genio e capacità organizzativa. Quest’essere straordinario deve dimostrare di possedere e coltivare una virtù fondamentale: la pazienza. Egli sa di dover leccare oggi per incassare domani. A furia di ingoiare rospi, sorridere a comando, applaudire e leccare scarpe e altro, con modestia, senza fiatare, il lecchino assumerà via via posizioni di sempre maggiore rilievo nell’ambito di un ministero, di un’università, di un movimento politico, di un ordine professionale. Proprio al raggiungimento del culmine della carriera si consuma il dramma esistenziale del nostro Campione: si renderà conto di non avere più a disposizione scarpe o natiche per le quali valga veramente la pena adoperarsi”. fonte:“Breve trattato sul lecchino”
Pietro Funaro

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