di Pietro
Funaro
NAPOLI –
Credo che non vi sia libertà più grande come quella, per un giornalista, di
scrivere in libertà senza dover dar conto a nessuno, senza essere obbligati a
seguire una linea editoriale, senza tema di urtare la suscettibilità di questo
o di quello, senza insomma lacci e lacciuoli che impediscano di riportare ad
altri il proprio pensiero e le proprie riflessioni.
Ecco perché
userò il mio blog dove da “padrone” nessuno potrà censurarmi.
Mi occuperò
di tutto e di tutti riportando ai pochi o tanti lettori fatti, vicende,
considerazioni su vicende che attraversano il nostro quotidiano, che anzi,
spesso lo determinano. E questo guardando nel Palazzo e fuori dal Palazzo.
Quante volte
accadono fatti che in apparenza sembrano inspiegabili ma che invece rispondono
a chiare logiche di potere di chi detiene il governo ed il controllo della res
publica.
Quante altre
volte ci chiediamo che accadrà domani?
Sentiamo
sulla nostra pelle la vacuità del presente e l’imperscrutabilità del futuro.
Eppure basterebbe attingere alla historia magistra vitae per verificare che i
corsi ed i ricorsi storici di Gian Battista Vico sono fondati e si ripetono
costantemente certo con caratteristiche diverse ma sostanzialità permanente.
Con la sua
teoria sulla società liquida Zygmund Bauman, sociologo polacco, ha sottolineato
la fluidità o,meglio, l’inconsistenza del mondo che ci circonda rilevando quasi
una sorta di immaterialità dell’oggi e di nullità di un progetto per domani.
Un’analisi
che trova fondamento nel reale ma che a mio modesto avviso trova i suoi perché
nella perdita di valori comuni e di confronto tra diversi progetti sociali.
Ritenute tramontate le ideologie politiche, credo a torto, accantonato il
confronto tra modelli di sviluppo
diversi e trionfando ormai il leaderismo sfrenato si è realizzato lo
sfaldamento dei pilastri fondanti il modello sociale in cui l’uomo si ritrovava
a suo agio, da qui lo sbandamento totale.
Oggi non si
seguono più idee e progetti ma questo o quel personaggio che, a seconda
dell’idem sentire, può determinare le fortune o le sventure di un popolo.
Siamo dunque
al personalismo elevato all’ennesima potenza che genera qualunquismo o come
piace dire oggi al populismo che non approda da nessuna parte.
Di questi
“mali” è oggi intrisa la nostra società.
Cercherò
con i miei articoli di far emergere le conseguenze di tutto questo nelle
attività quotidiane dei Palazzi, dei partiti o di quel che resta, delle
istituzioni varie.
Buon lavoro.
RispondiEliminaSpero che quando parli di istituzioni varie, parli anche di Santa Napoletana Chiesa !
RispondiElimina